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di Eric Van Zuylen e Marka Kok
(Olanda, 1992)
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Presentato con echi encomiabili ai festival di Locamo e di Cannes di un anno fa, OPNAMEè una di quelle opere valide e sensibili sulle quali occorre, magari a controvoglia esprimere riserve e frenare gli entusiasmi Prodotto, diretto ed interpretato da un gruppo teatrale olandese il film denuncia continuamente questa sua origine. Costruito su di una solida sceneggiatura, OPNAME descrive il destino di un signore tranquillo e qualunque che, entrato in ospedale per una banale visita di controllo, viene trattenuto per degli esami sempre più approfonditi in una prospettiva chiaramente kafkiana. Al di là dell'interesse e della commozione autentica che il film provoca non si può non rivelare che il film rappresenta un cinema (onestissimo, interessante e commovente, ma non è questo il problema) nato morto. Basato su degli attori perfetti, e centrato esclusivamente sulla valorizzazione di questi attori, esclude a priori (non per partito preso, ma per origine culturale) tutto quanto di invenzione, di rinvio ad una dimensione ulteriore, potrebbe provenire dall'uso di uno sguardo cinematografico.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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